

Carissimi amici e amiche,
sono molto felice di poter essere qui, oggi, a Montecitorio, alla presentazione dei primi tre volumi dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giorgio La Pira. Non solo per il grande valore scientifico e culturale di questa opera, che segna un momento importante degli studi lapiriani, ma anche perché l’ex sindaco di Firenze è stato – ed è tuttora – una presenza importante nella mia biografia: sia come credente che come cittadino.
In questo mio breve intervento mi preme sottolineare proprio questo duplice aspetto – del credente e del cittadino – che in La Pira vivono in osmosi strettissima e indissolubile. I molti studi che si sono succeduti, in più di quarant’anni dalla morte, hanno riconosciuto in modo pressocché unanime che la dimensione della fede precede e ispira ogni azione dell’impegno sociale e politico di La Pira. Tuttavia, oggi, proprio quando vengono presentate le sue pubblicazioni giovanili, ovvero nel momento della sua riscoperta di Dio, penso che sia opportuno ribadire con forza sintetizzando questo aspetto attraverso tre concetti: il materialismo cristiano, l’eucarestia e l’attualità.
Parto dal primo aspetto, il materialismo cristiano, che non è soltanto uno splendido ossimoro ma ci testimonia la profondità della sua fede e l’estrema concretezza della sua missione. Il suo cristianesimo sociale, infatti, non è mai una declinazione secolarizzata del cattolicesimo che perde di vista il Centro, cioè Cristo, concentrandosi tutto sulle opere. È esattamente il contrario. Giorgio La Pira scriveva che «i veri materialisti siamo noi che crediamo nella risurrezione di Cristo». Per il sindaco di Firenze, che aveva riscoperto la fede proprio nella notte di Pasqua del 1924 – quando, dopo la comunione, sentì «nelle vene circolare una innocenza così piena, da non poter trattenere il canto e la felicità smisurata» – questa affermazione, con cui si faceva beffe degli ideologi marxisti di ogni grado e latitudine, assumeva un duplice significato.
Da un lato, ribadiva con forza il cuore della fede cristiana – la resurrezione della carne – come evento incontrovertibile, al tempo stesso, storico e futuro. E, dall’altro lato, apriva immediatamente una riflessione sulla dimensione sociale del cristianesimo. Ovvero, su una fede che, coerentemente, inclina a prendersi cura di quello che Cristo stesso ha amato. Diceva La Pira: «Cristo è anche uomo? Ma allora le cose dell’uomo sono cose di Cristo: i valori dell’uomo sono valori di Cristo: le pene e le gioie dell’uomo sono pene e gioie di Cristo».
Da queste considerazioni, scaturisce la cura dei poveri e l’amore per l’altro in La Pira. «Ho imparato – diceva don Milani – che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia». È decisivo, quindi, imparare che il problema degli altri è il mio. Giorgio La Pira lo aveva imparato ad una scuola speciale, quella della eucarestia celebrata coi i poveri. In particolare la Messa dei poveri di San Procolo e poi alla Badia.
Questo riferimento alla Messa dei poveri – che aveva la sua radice in un desiderio profondo di «avventura» cristiana di fede e di carità – mi permette di introdurre il secondo aspetto: l’Eucarestia. Perché in fondo, se ci riflettiamo bene, la specificità dei cristiani impegnati in politica è proprio l’Eucarestia. La vicenda personale di Giorgio La Pira ci dice che l’Eucarestia è all’origine del suo impegno limpido, senza riserve, nelle istituzioni democratiche del nostro paese, che egli stesso del resto aveva contribuito a disegnare.
Questo riferimento all’Eucarestia non è un paradosso, non lo è affatto. Così come non è un paradosso che La Pira nella trasparenza ed «eccedenza» della sua spiritualità mistica sia stato l’opposto del politico clericale.
L’Eucarestia, infatti, è a un tempo la realizzazione e la prefigurazione dell’unità, nella differenza, dell’intera famiglia umana, il lievito della fraternità universale, il luogo dove il cristiano avverte, chiara e forte, la gioia di avere fame di giustizia e di pace. Un punto di unità che investe totalmente la coscienza del cristiano, e la sua responsabilità nei confronti dei fratelli che incontra nel mondo. È adulto il cristiano che si nutre dell’eucarestia e sa che essa è il culmine e la fonte del suo impegno anche politico. Quanta libertà ha dato a La Pira l’Eucarestia, in ogni sua azione, perfino nei confronti dei papi!
Vengo al terzo aspetto, quello dell’attualità di La Pira, che come pastore mi sta molto a cuore. Lo voglio dire semplicemente e con grande chiarezza: io penso che oggi l’Italia ha bisogno di uomini come La Pira. Ha bisogno di uomini con il suo candore, con il suo spirito di servizio, con il suo essere controcorrente, con la sua integrità morale, con la sua audacia e, soprattutto, con la sua fede. Una fede che a volte lo faceva apparire ingenuo e fuori dal tempo agli occhi di molti suoi colleghi politici – perfino cattolici – ma che invece gli dava una forza inesauribile e un coraggio mai domo nel combattere le battaglie più diverse: dalla lotta per la pace, alla difesa della famiglia.
La Pira rappresenta, senza dubbio, quella fedeltà e quell’unità del magistero sociale della Chiesa Cattolica a cui tante volte mi sono richiamato. Un magistero unitario che non può essere strumentalizzato o dimenticato in alcune sue parti proprio oggi che viviamo in un mondo liquido, dove tutto sembra precario e incerto. Da un lato, le nuove tecnologie accompagnate dalla diffusione di un umanesimo ateo, come lo definiva il padre De Lubac, minano la statura ontologica dell’uomo e la salvaguardia del Creato. Dall’altro lato, una serie di nuove ideologie, spesso associate a visioni xenofobe e suprematiste, minacciano le basi di una convivenza civile e dialogante.
I laici cattolici, di fronte a questi richiami mondani che a volte possono essere addirittura suadenti, sono chiamati a testimoniare con coraggio martiriale la fede nel Risorto e, sull’esempio di La Pira, ad assumere la sobrietà e la carità come stili di vita. La nostra società ha un grande bisogno di uomini e donne che non scendano a patti con la mondanità nichilista, con l’individualismo esasperato e con l’arroganza diffusa che, oggi, troppo spesso, si combina drammaticamente con la superficialità.
Giorgio La Pira, essendo un credente autentico e quindi un uomo libero che ha avuto il coraggio di sostenere opinioni scomode, non è mai sceso a patti con la mentalità di questo mondo. Per questo motivo, ancora oggi è un esempio di vita per tutti ed è un monito importantissimo per tutti coloro che rivestono incarichi di responsabilità.