
«Non sarai più solo, mai!». Chi lo sa se questa promessa – che è il tema del 41ª Pellegrinaggio Macerata-Loreto – è mai arrivata ad Arnhem, nella camera dove Noa Pothaven si è lasciata morire di fame e di sete. Ieri, in conferenza stampa, il presidente del comitato, Ermanno Calzolaio, non ha potuto non collegare il titolo dell’edizione 2019 della nota Marcia alla tragica vicenda della ragazza olandese, «la quale – ha detto – ha fatto emergere la profonda solitudine che alberga nel cuore di ognuno e che di norma non fa notizia».
L’iniziativa che si tiene sabato «vuole andare al cuore dell’uomo e delle sue necessità, vuole prendersi cura e amare ognuno, per ridare la speranza, come invita papa Francesco», ha aggiunto Calzolaio. Il cammino a Loreto in sé, infatti, è già una risposta alla disperazione della solitudine: si cammina insieme ad altri verso una meta comune («Pellegrini e non vagabondi», ricorda sempre Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica e anima dell’appuntamento). Ed è un viaggio nella notte reso possibile da una compagnia di gente al lavoro («professionalità volontaria» è stata definita), che cura ogni particolare, attenta alle necessità del singolo e non preoccupata di fare numero.