
«La loro regola è lo stupro». Zina è giovane e bella, ma lo sguardo è indurito mentre risponde a bruciapelo a Nadia, una tosta avvocato che vuole denunciare il traffico di giovani donne che il Daesh organizza dalla Tunisia verso il fronte siriano per farne schiave sessuali. Affronta un argomento scottante di cui nessuno vuole parlare, e non solo nei Paesi arabi, Les èpouvantails (‘Gli spaventapasseri’), film coraggioso del regista tunisino Nouri Bouzid, classe 1945, passato al 76° Festival di Venezia nella sezione Sconfini.
Una coproduzione fra Tunisia, Marocco e Lussemburgo che tenta di aprire uno squarcio su una realtà scomoda: quella del ritorno a casa delle donne che volontariamente, ma perlopiù ingannate, si sono recate al fronte per supportare il jihad, finendo invece in un indescrivibile inferno di violenze e soprusi.