

Potrebbe essere la scena iniziale di un film, una di quelle pellicole all’italiana che intridono per humor e garbo: è agosto, caldo da dannar l’anima, state rientrando a casa per la cena, avete la gola secca, peggio, in fiamme. Bramate di liberarvi di tutto quanto v’impiccia (giacca, maglietta, scarpe…) per poi tuffarvi nel frigo e riemergere con qualsiasi elisir vi capiti a tiro, basta sia ghiacciato. Gli ultimi passi e la porta di casa si sta per spalancare nella sua promessa di freschezza e felicità, quando ecco… vi avvicina un ciclista. Gronda sudore che nemmeno un finlandese uscito dalla sauna… Ha il volto offeso dal sole e segnato dalla fatica. Sugli odori sorvoliamo… al cinema non si sentono. Chiede ospitalità per la cena e un giaciglio per la notte, vi racconta di essere un prete di Santa Romana Chiesa che sta facendo il giro d’Italia in bici e senza soldi… per scommessa.
Trasecolate: “Quale scommessa, di grazia?”, provate a ribattere esitanti e non senza una punta di biasimo.
“Sto provando – incalza lui – a dimostrare che è possibile attraversare la Penisola, riuscendo ogni giorno a trovare ospitalità a casa di persone conosciute sul momento. Mi aiuti?”.
Ecco, come sceneggiatura che ve ne pare? Se pensate però si tratti di fantasia, vi state sbagliando di grosso, perché questo è esattamente quanto ha fatto don Tommaso Giani, diacono della diocesi di San Miniato e futuro sacerdote, che il 3 agosto scorso ha inforcato la sua fiammante city bike ed è partito da Santa Croce sull’Arno (provincia di Pisa) in direzione Reggio Calabria.
Don Tommaso voleva appunto dimostrare a sé e al mondo che le parole “altruismo” e “solidarietà” sono ancora indicizzate nei nostri vocabolari.