

C’è una “relazione causale” o di “concausa” tra il disastro ambientale avvenuto negli ultimi decenni nella Terra dei Fuochi e l’insorgenza in quel territorio di diversi tumori e malformazioni congenite. A certificarlo è l’Istituto superiore di sanità nel rapporto conclusivo frutto dell’accordo di collaborazione scientifica siglato nel giugno 2016 con la Procura di Napoli Nord. Nel territorio dei 38 comuni del circondario della Procura della Repubblica di Napoli Nord, ci sono 2.767 siti di smaltimento controllato o abusivo di rifiuti, anche pericolosi, in 653 dei quali risultano anche avere avuto luogo combustioni illegali. “Si tratta palesemente di una elevatissima densità di sorgenti di emissioni e rilasci di composti chimici pericolosi per la salute umana e – si legge nel rapporto – questo motiva l’esigenza di interventi di bonifica ambientale e di un piano di sorveglianza epidemiologica della popolazione residente”. Nei comuni dell’area in esame, “si è stimato che 354.845 abitanti, pari al 37% della popolazione, risiedono entro 100 metri da almeno un sito, ma spesso a più di uno, e questo determina una molteplicità di fonti di esposizione pericolose”.
La mappa distingue i centri oggetto dello studio in quattro classi, con fattori di rischio crescenti: da uno (meno esposti a fattori inquinanti) a quattro (più esposti). Tra essi solo Giugliano in Campania e Caivano sono risultati di livello quattro; altri cinque, sempre appartenenti alla provincia di Napoli (Cardito, Casoria, Melito di Napoli, Mugnano e Villaricca), sono di livello tre; undici sono quelli di livello due: sette nel Casertano (Aversa, Casal di Principe, Sant’ Arpino, Casaluce, Gricignano d’Aversa, Lusciano e Orta di Atella) e quattro nel Napoletano (Afragola, Casandrino, Crispano e Qualiano). I restanti 20 Comuni sono di livello uno.