
“Sono due santi molto adatti al momento che stiamo vivendo perché erano completamente dediti ai poveri sia dal punto di vista fisico che spirituale. Di Ignatius Spencer, in particolare, si sa che donava tutti i suoi vestiti e le sue scarpe alle persone che stava aiutando. Elizabeth Prout, poi, usò l’istruzione per ricostruire lo spirito degli ultimi della Rivoluzione industriale. Per questo motivo inaugurò molte scuole che continuano ancora oggi. I due nuovi venerabili scelti da Papa Francesco ci danno coraggio e ci ispirano in questo momento cosi difficile”. Con queste parole l’arcivescovo di Liverpool Malcolm McMahon ricorda le figure di Ignatius Spencer ed Elizabeth Prout, dichiarati venerabili da Papa Francesco qualche settimana fa, e sepolti l’uno accanto all’altro, vicini al beato Domenico Barberi, nella chiesa di saint Anne e beato Domenico Barberi a Sutton, nel Lancashire, arcidiocesi di Liverpool.
Un cattolicesimo “concreto”. I tre passionisti rappresentano, insieme a san John Henry Newman, la seconda primavera del cattolicesimo inglese, il ritorno del cristianesimo nel Regno Unito dopo i lunghi anni delle persecuzioni avviate da Enrico VIII a metà del sedicesimo secolo. Ignatius Spencer, prozio della principessa Diana e di Winston Churchill, era figlio del primo Lord dell’Ammiragliato che controllava la marina britannica nel momento di massimo splendore dell’impero di sua Maestà. Istruito a Eton e Cambridge e diventato pastore anglicano, lasciò la ricchezza per dedicarsi ai più poveri. Elizabeth Prout, in appena quarantaquattro anni di vita, aprì centinaia di case rifugio per recuperare ragazze operaie dall’alcolismo e avviarle a un lavoro dignitoso e decine di scuole cattoliche di ottima qualità.
Tutti e due vennero rifiutati dalla famiglia di origine quando decisero di diventare cattolici. Se questi due venerabili arrivassero alla santità saranno i primi santi inglesi non martiri in ottocento anni di storia.