
Sino al ’91 a sbarcare su queste coste, di notte e di nascosto, erano soltanto i contrabbandieri. Quasi sempre italiani che trafficavano con le sigarette. E non venivano mai dall’Albania, che era uno Stato impenetrabile. Poi, improvvisamente, giunse qualche barca malandata, carica di persone prive di tutto.
Ci si rese subito conto che si trattava di fuggiaschi che scappavano da una società in disfacimento. Si capì che erano disperati in cerca di fortuna. Avevano bisogno di tutto e guardavano con occhi stupiti e rispettosi.Non chiedevano niente, eppure avevano bisogno di tutto.Molti riuscivano a dire qualche parola in italiano. Conoscevano i nomi dei calciatori e delle squadre di calcio. Sapevano dire “Vecchia Romagna etichetta nera”, ma erano soltanto incuriositi dal caminetto acceso nell’angolo di una casa accogliente. Sì, perché in Albania, di nascosto dal regime, vedevano la televisione italiana. Si affollavano attorno ai pochi televisori disponibili e con occhi sognanti raccoglievano e sintetizzavano l’intero Occidente negli spot pubblicitari trasmessi dalla televisione italiana, l’unica che si potesse ricevere al di là del Canale d’Otranto.
Nei primi giorni di marzo fu come un’improvvisa esplosione:approdavano dappertutto lungo tutta la costa, con vecchi pescherecci o piccole navi in disarmo, da abbandonare dopo l’arrivo. Piene all’inverosimile. E con un gran numero di giovani, anche giovanissimi, persino ragazzi, spinti all’imbarco da genitori che osavano sperare in un futuro dignitoso per i loro figlioli.
Nella settimana fra il 3 e il 9 marzo di quell’anno, in provincia di Lecce si contarono 900 minori non accompagnati. Un problema nel problema.