
“Contronarrare il territorio con gesti e parole di coraggio e denuncia”. Nelle parole di Giuseppe Borrello, referente “Libera. Associazioni nomi e numeri contro le mafie” di Vibo Valentia, l’impegno per la rinascita di questa terra bella e amara che è la Calabria. Focus sul racket e l’usura, fenomeni che fanno sentire la loro influenza ma che sempre più spesso trovano un ostacolo nel coraggio di tanti imprenditori che dicono di no, che vogliono cambiare strada. Di iniziative solidali, ai lidi calabri, ne stanno sorgendo tante, grazie alla sollecitudine di associazioni, di vescovi, di privati cittadini.
“La situazione sul territorio è ancora grave ma le notizie che riceviamo dalla Procura e dall’arma ci dicono che le denunce stanno aumentando”, afferma Borrello, che incontriamo a Limbadi (VV) in occasione della firma del “Patto” contro i fenomeni estorsivi che ha visto protagonisti alcuni sindaci calabresi e gli imprenditori virtuosi. Perché la “mala pianta” della ‘ndrangheta ha radici dappertutto in Calabria, e si manifesta fortemente, tra le altre cose, proprio nella pratica dell’usura e del racket. Per questo, i sindaci firmatari del Patto, l’ultimo dei tentativi per fare rete e affrontare insieme questa battaglia, sono in rappresentanza delle cinque province calabresi.
Una speciale Università. Limbadi è un borgo dell’entroterra vibonese, non distante dal Tirreno, a qualche centinaia di metri rispetto alla Piana di Gioia Tauro. Un paese silenzioso, dove però su un terreno confiscato al clan Mancuso è sorta un’opera che è segno di rinascita: l’Università della Ricerca, della memoria e dell’impegno “Rossella Casini”. A 25 anni dalla entrata in vigore della legge sui beni confiscati, questo immobile colorato di verde speranza e tutto rimesso a nuovo, consacra il desiderio di tanti giovani di proseguire in un impegno che, attraverso la formazione, diventi sempre più qualificato a servizio del territorio e contro ogni forma di criminalità.